L’essere umano è, per sua natura, in cambiamento costante. La vita ci sfida di continuo e a noi non resta che trasformare gli ostacoli in opportunità.
Diploma di perito turistico, a vent’anni avevo in mente un futuro da viaggiatrice; invece, per qualche motivo finisco dietro a una scrivania. Lavoro in agenza viaggi e come impiegata commerciale estero in importanti aziende di Bergamo, la mia città.
Poi, una serie di eventi mi risvegliano come da un sonno profondo e comprendo che voglio qualcosa di diverso.
Inizio un percorso di crescita personale. Divento curiosa, intraprendente, frequento corsi e conosco persone. Pur restando un’introversa per natura, mi apro al mondo: frenetico, pazzo, contraddittorio eppure così pieno di opportunità per chi riesca a vederle. Nel frattempo mi licenzio, riscopro la mia vena artistica e apro un laboratorio di decorazione in cui do nuova vita a vecchi mobili e complementi d’arredo.
Il nuovo lavoro mi piace molto, eppure capisco che mi sto accontentando. Sento forte quella vocina nella testa, o nel cuore, che mi dice che qualcosa non va. Non è facile accettarlo, ma comprendo di aver idealizzato quella scelta.
Mi sento sconfitta da un nemico invisibile che è solo nella mia testa. Affronto una crisi di cui non parlo praticamente a nessuno. Mi confronto continuamente con le mie incertezze, con i miei dubbi, e soprattutto con un blocco creativo che non mi permette di immaginare altri futuri possibili. Mi sento fragile.
Mi torna in mente una frase letta chissà dove:
“la forza non è altro che fragilità al quadrato”.
Rifletto molto sull’opportunità che mi sta dando questa esperienza: una crisi è una possibilità di scelta, di cambiamento.
E così chiudo il laboratorio, mi rimetto in piedi e decido di chiedere aiuto.
Inizio un percorso con Paola Fantini, life e business coach. Lei è bravissima a leggere certi miei segnali, sa di avere di fronte una donna molto consapevole di sé, ma che ancora fatica a scardinare vecchie credenze. Grazie al lavoro fatto con lei scopro cose su di me che ancora non sapevo. Vedo talenti che non mi accorgevo di avere e competenze decisamente sottovalutate. Il suo occhio esterno mi aiuta a portare alla luce ciò che era rimasto nell’ombra.
Nel frattempo leggo tanto, inseguo stimoli e ispirazioni. Esploro possibilità. Cerco di formulare le domande giuste e di trovare le giuste risposte. Cosa voglio? Qual è il supporto che posso dare al mondo? Come posso mettere al servizio delle persone le mie capacità? Quale professione si adatta a me, a ciò che so fare e a ciò che ho voglia di imparare? Come posso coniugare vita privata e professionale in modo da arrivare, un giorno non troppo lontano, allo stile di vita che desidero? E poi: di cosa ho davvero bisogno? Cosa posso lasciar andare?
Parto da due presupposti fondamentali: voglio continuare ad essere indipendente e voglio intraprendere una professione che sia in linea con i miei valori. Dopo un lungo lavoro di introspezione e per una serie di incroci imprevedibili con cui la vita mi sorprende sempre, scopro la figura del Professional Organizer.
La mia parte razionale ci pensa un po’ su, ma so bene che dentro di me ho già deciso.
Frequento i corsi di formazione di Organizzare Italia, approfondisco gli ambiti che più mi appartengono (casa e famiglia, stile di vita e cambiamenti) e divento socio Junior di Apoi, Associazione Professional Organizers Italia.
Come dicevo all’inizio, la vita ci sfida. Io credo che chi rifiuta il cambiamento aggrappandosi con tutto se stesso a vecchi paradigmi, ad un passato che ha fatto male o a uno che non può più tornare, è probabilmente destinato a soffrire. Chi al contrario sa coglierne le opportunità, impara a farsi guidare da un flusso benevolo che ha in sé qualcosa di magico: la scoperta del nuovo. Un nuovo che sia giusto per noi, da scegliere in modo consapevole per rispondere alle nostre esigenze più personali e creare uno stile di vita in linea con i nostri bisogni e i nostri valori.
Paola ha questa bellissima abitudine: condividere con i lettori del suo blog qualche riflessione sul lavoro fatto con i suoi coachees. Qualche mese fa ha pubblicato un articolo su di me, che si concludeva così:
“Stamattina ho incrociato il suo account su un social e ho visto una sua cliente farle i complimenti. La professione che ha scelto e per cui si è formata la riempie di entusiasmo: l’effetto wow che sente si è trasferito alle persone che si affidano a lei.
Ora ricordo un momento che mi è rimasto impresso. Dopo un’esperienza che l’aveva messa particolarmente alla prova, mi disse: “lo sconforto iniziale mi ha fatto capire quanto ci tengo; l’entusiasmo finale mi ha fatto capire quanto ci tengo”.
Spero le torni in mente ogni volta che si sentirà in difficoltà. Perché non c’è niente di più bello di scoprirsi a dire “wow! Quanto ci tengo!” ”
A volte lo sconforto è un segnale che ti fa capire cosa conta veramente e cosa no.
L’esperienza che mi aveva messa alla prova di cui parlava Paola riguardava il percorso di formazione per diventare Professional Organizer e un ostacolo che mi sembrava insuperabile; quella volta per me rinunciare avrebbe voluto dire prendere la via più facile, inventare una scusa per evitare la fatica di scegliere qualcosa di nuovo e impegnativo, rinunciando così alla possibilità di reinventarmi.
Ma come dice un detto zen “nessuno aprirà la porta al tuo posto”: è necessario assumersi la responsabilità della propria vita e prendere delle decisioni, se vogliamo cambiare una realtà che non ci piace.
Non è facile, per niente. Ma è quando ci si riesce che accadono meraviglie.