In ogni professione, specialmente quando ancora poco conosciuta, capita di ritrovarsi ad affrontare cliché e pregiudizi. La considero una fase normale e forse inevitabile dovuta a mille ragioni diverse.
Una comunicazione confusa sul web, programmi televisivi che tendono a stravolgere la realtà, libri di successo che creano modelli e riferimenti nell’immaginario collettivo: sono molte le motivazioni di credenze errate o quantomeno distorte in merito al professional organizer.
Quelle che seguono sono alcune delle più comuni domande o osservazioni di clienti (acquisiti o potenziali) che giustamente desiderano saperne di più, per capire meglio a cosa andranno incontro quando lavoreremo insieme.
Assolutamente no. Ogni professional organizer che si occupa di organizzazione degli spazi ti proporrà di iniziare dal decluttering, cioè eliminare il superfluo. Sarà il primo passo di un percorso di alleggerimento e riorganizzazione funzionale della casa, ma cosa e quanto eliminare sarà sempre una tua decisione.
Il mio compito è quello di darti delle linee guida, di insegnarti a comprendere se ha senso che un determinato oggetto faccia ancora parte della tua vita oppure no e di sostenerti per poter fare tu una scelta consapevole.
Marie Kondo è una consulente di riordino (se te lo stai chiedendo: sì, c’è molta differenza con il professional organizer, che è un consulente di organizzazione personale e ha competenze più vaste) e ha ideato il metodo KonMari. Il suo enorme successo ha avuto inizio con l’uscita del suo primo libro Il magico potere del riordino, diventato un bestseller internazionale. In seguito sono arrivati il canale YouTube, i seminari in giro per il mondo, un secondo libro, la serie Netflix e il merchandising.
Personalmente applico solo in parte il suo metodo, che (non me ne vogliano i suoi fan) trovo un po’ rigido. Lei però mi sta molto simpatica e adoro il suo motto “it’s about choosing joy”: si tratta di scegliere la gioia, che nello specifico significa tenere con noi ciò che ci piace, ci fa stare bene e ha una buona energia.
Instagram e Pinterest sono due canali molto utilizzati per trovare ispirazioni. Se cerchi spunti per arredare, decorare, avere nuove idee per i tuoi progetti, sono i social giusti. Li trovo fantastici, se utilizzati come strumenti utili a darci delle indicazioni; quando invece diventano modelli di perfezionismo da copiare, resto perplessa.
Se è vero che spesso, durante le mie consulenze, mostro fotografie tratte da questi due social per chiarire un concetto, capire meglio cosa piace al cliente o fornire un’ispirazione, è altrettanto vero che ognuno dovrebbe scegliere cosa è buono per sé, adattando quell’ispirazione ai propri spazi, gusti, budget, stile di vita.
Il concetto di “instagrammabile”, inteso come esteticamente impeccabile, rischia di creare troppe aspettative, se non addirittura ansia, ed è difficile da mantenere nel tempo. Una casa organizzata è anche bella, ma lascerei il concetto di perfezione alle riviste patinate: la casa va vissuta, non è un museo.
Secondo me è proprio il contrario, ma vorrei chiarire subito una cosa: chi vive bene nel suo disordine e nella sua disorganizzazione deve poter continuare a farlo. Nessuno deve sentirsi forzato a cambiare se non ne sente il bisogno.
Quando però ci si accorge che un sovraccarico (di oggetti, di impegni, di stress) ci sta costringendo a vivere una vita troppo piena e pesante o quando non si riesce più a distinguere le priorità e a riposare adeguatamente, ecco che il professional organizer può aiutare.
Man mano che si avvicina all’obiettivo il cliente si sente più in pace, sollevato e fiducioso. È proprio quando tutto ha recuperato un senso e la mente è più leggera che le energie e la creatività fluiscono liberamente.
Capita spesso che i clienti, soprattutto in fase di sopralluogo, esordiscano con “sono proprio un disastro”, “che vergogna farti vedere questo disordine”, “che imbarazzo, chissà cosa penserai”. E’ normale che possano sentirsi a disagio, anche se non ce ne sarebbe proprio motivo.
Il giudizio è una cosa che mi appartiene poco per natura. Ho scelto questa professione per aiutare le persone a risolvere una situazione personale e serve molta empatia per farlo bene. Non c’è giudizio, quindi, ma comprensione. E ammirazione, perché nel momento in cui hanno deciso di contattarmi hanno preso una decisone non sempre facile: occuparsi di sé.
Quando entro nelle case dei miei clienti, loro danno il benvenuto a me, ma in qualche modo anche io lo do a loro: un benvenuto caloroso nel meraviglioso mondo del professional organizing. Senza preconcetti, senza giudizio e con tanta voglia di vederli sorridere soddisfatti, alla fine del percorso.
Anche tu avevi le stesse perplessità? Questo articolo è stato utile a chiarire i tuoi dubbi? O forse ne hai altri? Scrivimelo nei commenti!